Ambito territoriale: Comuni di Ragusa – Modica – Scicli – Ispica

Seguendo gli indirizzi internazionali e comunitari, la Sicilia si è dotata di una rete ecologica.
La “messa in rete” di tutte le aree protette, le riserve naturali terrestri e marine, i parchi, i siti della Rete Natura 2000, che costituiscono i nodi della rete, insieme ai territori di connessione, determina una “infrastruttura naturale”, ambito privilegiato  di intervento entro il quale sperimentare nuovi modelli di gestione e di crescita durevole e sostenibile.
La totalità dei comuni coinvolti nel progetto fa parte della Rete Ecologica Siciliana.

Natura 2000 è il principale strumento della politica dell’Unione Europea per la conservazione della biodiversità. Si tratta di una rete ecologica diffusa su tutto il territorio dell’Unione, istituita ai sensi della Direttiva 92/43/CEE “Habitat” per garantire il mantenimento a lungo termine degli habitat naturali e delle specie di flora e fauna minacciati o rari a livello comunitario.

La rete Natura 2000 è costituita dai Siti di Interesse Comunitario (SIC), identificati dagli Stati Membri secondo quanto stabilito dalla Direttiva Habitat, che vengono successivamente designati quali Zone Speciali di Conservazione (ZSC), e comprende anche le Zone di Protezione Speciale (ZPS) istituite ai sensi della Direttiva 2009/147/CE “Uccelli” concernente la conservazione degli uccelli selvatici.

Le aree che compongono la rete Natura 2000 non sono riserve rigidamente protette dove le attività umane sono escluse; la Direttiva Habitat intende garantire la protezione della natura tenendo anche “conto delle esigenze economiche, sociali e culturali, nonché delle particolarità regionali e locali”.

Soggetti privati possono essere proprietari dei siti Natura 2000, assicurandone una gestione sostenibile sia dal punto di vista ecologico che economico.
La Direttiva riconosce il valore di tutte quelle aree nelle quali la secolare presenza dell’uomo e delle sue attività tradizionali ha permesso il mantenimento di un equilibrio tra attività antropiche e natura.
In Italia, i SIC, le ZSC e le ZPS coprono complessivamente circa il 19% del territorio terrestre nazionale e quasi il 4% di quello marino.

In Sicilia sono stati individuati 233 siti di interesse comunitario di cui 29 ZPS. All’interno del territorio progettuale ricadono totalmente o parzialmente i seguenti SIC:

 

 

COD. SITO NOME SITO SIC ZPS COMUNI PROV
ITA080001 FOCE DEL FIUME IRMINIO X RAGUSA RG
 

SCICLI

ITA080002 ALTO CORSO DEL FIUME IRMINIO X RAGUSA RG
ITA080003 VALLATA DEL F. IPPARI (PINETA DI

VITTORIA)

X VITTORIA
RAGUSA
COMISO
RG
ITA080004 PUNTA BRACCETTO, CONTRADA

CAMMARANA

X VITTORIA
RAGUSA
RG
ITA080005 ISOLA DEI PORRI X ISPICA RG
ITA080006 CAVA RANDELLO, PASSO MARINARO X RAGUSA RG
ITA080007 SPIAGGIA MAGANUCO X MODICA
POZZALLO
RG
RG
ITA080008 CONTRADA RELIGIONE X MODICA RG
ITA080009 CAVA D’ISPICA X MODICA
ISPICA
ROSOLINI
RG
RG
SR
ITA080010 FONDALI FOCE DEL FIUME IRMINIO X RAGUSA RG
ITA090003 PANTANI DELLA SICILIA SUD-ORIENTALE SUDORIENTALE X NOTO-ISPICA
PACHINO-PORTO PALO
SR
RG
ITA090017 CAVA PALOMBIERI X MODICA RG
ITA 090018 FIUME TELLESIMO X MODICA
ROSOLINI
AVOLA
RG
SR
SR

Il presente sito comunitario coincide con la riserva naturale Macchia Foresta del Fiume Irminio che è una riserva naturale della Regione Siciliana, situata nel territorio dei comuni di Ragusa e Scicli in provincia di Ragusa.La Riserva è stata istituita con D. A. n. 241 del 07/06/1985 dall’Assessorato Regionale Territorio e Ambiente ed insiste intorno alla foce del fiume Irminio in territorio di Ragusa e Scicli.Il territorio è costituito da una zona costiera che si affaccia sul Mar Mediterraneo,con coste sabbiose ma anche con falesie strapiombanti in mare. Le dune mobili spostate dai venti danno al territorio un aspetto variabile nel tempo.

Il sito conserva una macchia foresta a Ginepro marittimo e Lentisco su cordoni dunali, che rappresenta una eccezionale testimonianza della vegetazione e del paesaggio che un tempo caratterizzavano e connotavano le coste sabbiose della Sicilia meridionale. Tali aspetti, ormai quasi del tutto scomparsi,rivestono una notevole importanza scientifica, per le numerose  piante ed animali legati ed adattati agli ambienti psammici, dunali e retrodunali, che risultano in pericolo di estinzione in relazione alla scomparsa e/o alla rarefazione dei loro habitat elettivi. Da un punto di vista vegetazionale il suddetto sito è suddiviso in vari habitat ovvero:

  1. Una parte, di estensione considerevole, è costituita dal cordone dunale generato nel corso del tempo dalle sabbie trasportate dal fiume Irminio, che qui ha il suo estuario. Tale cordone nella parte guardante il mare è coperto da formazioni a Juniperus oxycedrus macrocarpa, mentre nella parte di entroterra è coperto da una macchia a Pistacia lentiscus, Ephedra fragilis e Lycium intricatum, con individui sparsi di Myrtus communis e pertanto a lieve incidenza sul paesaggio vegetale;
  2. Una seconda parte è data dalle sede dell’antico acquitrino retrodunale (facente parte delle ben più estese paludi dette dei “Mazzarelli”), oggi prosciugata e recante formazioni a mosaico, tuttora in evoluzione, contrassegnati dalla dominanza di varie facies del Pistacietum lentisci;
  3. Una terza parte è data dal tratto ovest (fuori duna) caratterizzata dalla presenza sia di Palmetto(Chamaerops humilis) che di Retama raetam Gussonei;
  4. Una quarta parte caratterizzata da dune allo stato embrionale (maggiormente sviluppata lungo la linea di costa lato est) e caratterizzata dalla presenza di Atriplex tornabenii, Elymus farctus, Eryngium maritimum, Cakile maritima, Elymus farctus, Pancratium maritimum;
  5. Una quinta parte caratterizzata dal retroduna mesofilo delle dune allo stato embrionale (maggiormente sviluppata lungo la linea di costa lato est) e caratterizzata dalla presenza di Limonium virgatum, Elymus athericus (Link) Kerguélen, Aeluropus littoralis (Gouan) , Juncus acutus;
  6. Una sesta parte caratterizzata da boschi ripari a galleria, dominati da Salix alba, Populus nigra e da liane (prevalentemente Clematis vitalba). Queste formazioni si snodano lungo il corso delle acque del fiume Irminio;
  7. Una settima parte caratterizzata da formazioni con Calicotome infesta e Rhus tripartita, ubicata sul versante sinistro del corso del Fiume Irminio, su terreni in pendio e fortemente ciottolosi;
  8. Una parte in Contrada Maulli occupata in parte da gariga a dominanza di Phagnalon rupestre e in parte da formazioni su rocce calcareo-arenacee. 9) Infine una nona parte caratterizzata da coltivazioni di recente impianto a Vitis vinifera ubicata sul lato nord-est del sito.

La fauna è costituita, per la maggior parte, da uccelli migratori che, così come per il sito comunitario Pantani della Sicilia sud–orientale, usano la riserva come area di sosta durante la migrazione dall’Africa al nord Europa e viceversa. La cava, grazie alla varietà di ambienti che in essa si possono riscontrare, offre ospitalità ad una ricca comunità d’uccelli. Lungo il corso d’acqua nidificano l’usignolo di fiume (Cettia cetti), la ballerina gialla (Motacilla cinerea), la gallinella d’acqua (Gallinula chloropus), lo scricciolo (Tryglodite stryglodites), il martin pescatore (Alcedo atthis). Nei macchioni di platano e nelle leccete trovano ospitalità la cinciarella (Parus caeruleus), la cinciallegra (Parus major), la ghiandaia (Garrulus glandarius), il rampichino (Certhia branchydactyla), il colombaccio (Columba palumbus). Nell’orizzonte dell’Oleo-Ceratonion si incontrano il saltimpalo (Saxicola torquata), l’averla capirossa (Lanius senator), l’occhiotto (Sylvia melanocephala), il passero solitario (Monticola solitarius), la capinera (Sylvia atricapilla), l’upupa (Upupa epops) e la ormai rara coturnice sicula (Alectoris graeca withacheri). Sulle alte e ripide pareti nidificano il piccione selvatico (Columba livia)e alcuni uccelli da preda. Tra questi è possibile osservare la poiana (Buteo buteo), il falco pellegrino (Falco peregrinus), l’elegante gheppio(Falco tinnunculus). I predatori notturni sono rappresentati dall’assiolo (Otus scops), dalla civetta (Athena noctua), dall’allocco (Strix aluco) e dal gufo comune (Asio otus otus) e dal barbagianni (Tyto alba).

Gli anfibi sono rappresentati soltanto da anuri. Tra questi si possono incontrare il rospo (Bufo bufo spinosus), il rospo verde (Bufo viridis viridis), le cui femmine raggiungono notevoli dimensioni. Nel territorio ibleo è possibile rinvenire anche la rana verde (Rana esculenta var. lessonae), specie in competizione con il discoglosso dipinto (Discoglossus pictus pictus). Si tratta di un piccolo anuro, tipico della penisola iberica e dell’Africa settentrionale, che in Italia si rinviene solo in Sicilia.Tra i serpenti quello più comune è il biacco maggiore (Coluber viridiflavus carbonarius), caratterizzato dal suo habitus totalmente nero, che predilige zone desertiche e ricche d’emergenze rocciose. Meno frequente, ma non così raro come qualcuno sostiene, è il colubro leopardiano (Elaphe situla leopardina), il cui habitat è costituito da zone umide ed ombrose. Tra i serpenti, ancora, ricordiamo una sottospecie endemica siciliana della biscia dal collare (Natrix natrix sicula), che si può osservare lungo il corso d’acqua, la vipera comune (Vipera aspis hugyi) che si rinviene nella macchia degradata e nella boscaglia sempreverde e il raro colubro liscio (Coronella austriaca) che preferisce, come la vipera, la boscaglia sempreverde. Tra i sauri sono comuni la lucertola campestre (Podarcis sicula sicula), la lucertola delle muraglie (Podarcis muralis) nonché il gongilo (Chalcides ocellatus tiligugo),che è particolarmente visibile nei mesi di maggio-giugno. Meno comuni e localizzati sono il ramarro (Lacerta viridis chloronata) e la luscengola (Chalcides chalcides chalcides) che predilige i pendii erbosi assolati. Abbondante è il geco (Tarentola mauritanica mauritanica) che abita sia gli ambienti xerici rocciosi, sia i manufatti. Non più frequente come una volta è la tartaruga terrestre (Testudo hermanni hermanni).

La Mammalofauna è quella propria della Sicilia, che vanta il record di essere fra le regioni d’Italia più povere per quanto riguarda la consistenza e la presenza dei mammiferi selvatici. Nella cava trovano rifugio: il coniglio selvatico (Oryctolagus cuniculus huxlei), il riccio (Erinaceus europaeus consolei), la volpe (Vulpes vulpes), unico canide rimasto in Sicilia, la donnola (Mustela nivalis minuta). Sporadica è la presenza di uno dei più grossi roditori eurasiatici ed africani: l’istrice (Hystrix cristata). Rara è ormai la martora (Martes martes).E’ molto difficile osservare i micromammiferi. I roditori sono rappresentati dal topo selvatico (Apodemussylvaticus sicilianus), dal topo domestico (Mus domesticus), l’arvicola (Pitymis savii), e dall’elegante topo quercino (Eliomys quercinus), un gliride molto comune nelle cave iblee. Tra gli insettivori si rinviene il mustiolo (Suncus etruscus), detto in dialetto “surci tarantula”, e la crocidura rossiccia (Crocidura russula). Particolarmente importante è la Chirotterofauna, la cui ricchezza è da correlare con l’intenso carsismo dell’area iblea. Nelle cavità, presenti lungo la valle, si rifugiano diverse specie di microchirotteri appartenenti ai generi Myotis, Pipistrellus e Rhinolophus. Tra questi ricordiamo il vespertillo maggiore (Myotis myotis), il rinolofo maggiore (Rhinolophus ferrum- equinum), il pipistrello nano (Pipistrellus pipistrellus).

Il SIC ITA080002 “Alto Corso del Fiume Irminio” ha una estensione di 1211.00 Ha e ricade entro il territorio comunale di Ragusa. I suoli sono litosuoli parzialmente lisciviati da trasporto alluviale. Nel fondovalle si ha una prevalenza di suoli limosi e argilloso-limosi. I substrati geologici sono prevalentemente calcari compatti di origine terziaria, raramente si osserva la presenza di marne. Il clima dell’area è nella parte alta della Vallata Mesomediterraneo subumido inferiore, nella parte bassa è Termomediterraneo superiore subumido inferiore. Il sito si caratterizza per la presenza dei seguenti aggruppamenti vegetali distribuiti in base ai caratteri fisici delle varie parti della vallata in cui scorre il fiume Irminio.

Flora

La flora del territorio ibleo è piuttosto ricca in specie. In questo territorio si rinviene circa metà della flora presente sull’intera isola. Questa notevole ricchezza floristica è da collegare alla notevole diversità di habitat che connotano il territorio ibleo, ma anche alla lunga storia evolutiva che nel corso delle ere geologiche ha interessato questo territorio ed ai collegamenti paleogeografici che ha intrattenuto con aree quali l’est del Mediterraneo e il Nord Africa.

Il Formulario Standard per il sito riporta una sola specie di interesse comunitario, Dianthus rupicola. Altre specie importanti di flora segnalate al punto 3.3 del Formulario standard del Piano di Gestione del SIC, sono riportate nella tabella sottostante. Nella seconda colonna vengono riportate le ragioni dell’interesse della specie (B=specie endemiche; C=specie protette da convenzioni internazionali; D=altre ragioni).

Anacamptis pyramidalis C
Antirrhinum siculum B
Barlia robertiana C
Biscutella maritima B
Calendula suffruticosa B
Ceratonia siliqua D
Crepis bursifolia B
Cyclamen hederifolium subsp. confusum B
Euphorbia amygdaloides subsp. arbuscula B
Euphorbia dendroides C
Fraxinus angustifolia D
Helichrysum hyblaeum B
Hymantoglossum hircinum C
Iris planifolia D
Ophrys apifera C
Ophrys bertolonii C
Ophris biancae B
Ophrys bombyliflora C
Ophris ciliata C
Ophrys exaltata B
Ophrys fusca C
Ophrys grandiflora B
Ophrys incubacea C
Ophrys lutea C
Ophrys mirabilis B
Ophrys panormitana B
Ophrys sabulosa B
Ophrys sicula C
Ophrys sphegodes C
Ophrys collina C
Ophrys italica C
Ophrys papilionacea C
Platanus orientalis D
Populus nigra D
Quercus ilex D
Quercus virgiliana D
Salix alba D
Salix pedicellata D
Sambucus nigra D
Serapias vomeracea C
Serapias vomeracea subsp. Laxiflora C
Silene fruticosa B
Sternbergia sicula D

Mammalofauna

La descrizione delle specie faunistiche segnalate nei Formulari Standard del Sito deriva in massima parte dai rilevamenti effettuati direttamente in loco. Tra le “altre specie importanti di flora e fauna” (punto 3.3del Formulario del Piano di Gestione) vengono citate:

  • Hystrix cristata
  • Martes martes

Istrice – Hystrix cristata:

Specie distribuita in tutta l’isola, con alcune lacune nella porzione orientale. Da almeno 20 anni mostra un evidente aumento numerico della popolazione. Animale di abitudini notturne, frequenta soprattutto ambienti collinari, macchia mediterranea cespugliata, boschi e aree perifluviali al margine di zone aride e pietrose.

Martora – Martes martes:

Risulta frequente su tutte le montagne settentrionali dell’isola e presente con distribuzione frammentaria nella porzione meridionale. Soprattutto notturna, un tempo legata soprattutto alle aree boschive, oggi la si può incontrare anche in ambienti di gariga intorno ad aree umide, zone rurali coltivate e nelle periferie urbane.


Avifauna

L’elenco delle specie di avifauna di cui all’articolo 4 della Direttiva 2009/147/EC (versione modificata della Direttiva “Uccelli” 79/409) e riportate al punto 3.2 del Formulario Standard risulta essere il seguente:

  • Alcedo attui
  • Falco biarmicus
  • Falco peregrinus
  • Hieraaetus pennatus
  • Nycticorax

Martin pescatore – Alcedo attui

Specie alquanto rara sull’intera isola, si osserva con preferenza lungo le coste e nell’entroterra lungo un numero ridotto di corsi d’acqua. Rilevato anche lungo il tratto dell’Irminio all’altezza dell’area di progetto,il Martin pescatore frequenta fiumi dove trova acque pescose e pulite nelle quali può tuffarsi in caccia di piccoli pesci.

Lanario – Falco biarmicus

Uccello rapace che ha in Sicilia, soprattutto nelle zone meridionali e centrali, la popolazione più consistente d’Italia. Vengono stimati circa 100 siti riproduttivi.

Falco pellegrino – Falco peregrinus

Anche in Sicilia la specie mostra quell’aumento numerico che la caratterizza nel resto del suo areale di presenza. La popolazione riproduttiva della Sicilia viene oggi stimata in 250-300 coppie. Usa riprodursi su falesie e costruzioni dell’uomo da dove si invola per cacciare in volo negli spazi aperti circostanti.

Aquila minore – Hieraaetus pennatus

Rapace migratore, ha in Sicilia una regolare area di svernamento con numerosi individui. Negli ultimi anni si osserva un aumento anche degli individui estivanti.

Nitticora – Nycticorax nycticorax

Specie distribuita in modo puntiforme sull’isola, anche se con lieve incremento. Si riproduce in ambienti umidi, sia naturali sia artificiali, senza una particolare regolarità.

Tra le “altre specie importanti di flora e fauna” (punto 3.3 del Formulario Standard) sono elencate:

  • Emberiza cirlus
  • Jynx torquilla
  • Strix

Zigolo nero – Emberiza cirlus

Specie diffusa uniformemente in tutto il territorio regionale, lo zigolo nero occupa ambienti di macchia arbustiva e rurali e occasionalmente ambienti urbani. Nonostante evidenzi un lieve decremento, è ancora una delle specie più comuni in Sicilia.

Torcicollo – Jynx torquilla

Piccolo Picide migratore e svernante in Sicilia, dove risulta abbastanza frequente in questo periodo. Durante la stagione riproduttiva evidenzia popolazioni molto ridotte, talvolta di sole 1-2 coppie, con una distribuzione “a macchie”. Frequenta boschi di querce e ripariali.

Allocco – Strix aluco

Strigiforme sedentario, comune e diffuso in tutti gli ambienti boschivi dell’isola.

Erpetofauna

Gli Anfibi elencati tra le “altre specie importanti di flora e fauna” (punto 3.3 del Formulario Standard)sono:

  • Bufo bufo spinosus
  • Discoglossus pictus
  • Pelophylax Hispanicus

Rospo comune – Bufo bufo spinosus

Specie ad ampia valenza ecologica a cui corrisponde una distribuzione omogenea sull’intero territorio regionale, con alcune lacune imputabili a difetti di rilevamento. Di abitudini prettamente notturne, di giorno si rifugia in anfratti, grotte, muri a secco freschi e umidi. Caratteristici sono i movimenti migratori con i quali la specie si sposta in massa verso le aree umide riproduttive.

Discoglosso dipinto – Discoglossus pictus

Specie la cui distribuzione appare circoscritta alla Sicilia, alle Isole Maltesi e al Nord Africa centro- occidentale. Ampiamente diffuso, soprattutto nel settore sud-orientale dell’isola, a dimostrazione della valenza ecologica relativamente ampia che caratterizza la specie. Durante i sopralluoghi, numerosi girini e un individuo adulto di discoglosso dipinto sono stati rilevati alla confluenza tra l’Irminio e il Mongillé.

Rana verde – Pelophylax sinkl. hispanicus

Specie ad ampia valenza ecologica, in grado di abitare anche ambienti fortemente antropizzati. La sua distribuzione regionale, infatti, la porta ad essere segnalata quasi uniformemente sull’intera isola.

I Rettili elencati tra le “altre specie importanti di flora e fauna” (punto 3.3 del Formulario) sono i seguenti:

  • Chalcides ocellatus
  • Hemidactylus turcicus
  • Hierophis viridiflavus
  • Lacerta bilineata
  • Natrix natrix sicula
  • Podarcis sicula
  • Podarcis wagneriana
  • Tarentola mauritanica

Geco verrucoso – Hemidactylus turcicus

La specie evidenzia una predilezione per gli ambienti costieri e planiziali. Quasi il 90% delle osservazioni deriva da quote inferiori ai 400 m. La sua distribuzione appare continua nella porzione occidentale dell’isola e più frammentata in quella centro-orientale. Sembra comunque molto diffuso e comune sull’Altipiano ibleo.

Biacco maggiore – Hierophis viridiflavus

Insieme alla lucertola campestre è il rettile più ampiamente diffuso in Sicilia presente nel 96% dei quadranti di rilevamento. La specie non denota particolari minacce a breve e medio termine.

Ramarro occidentale – Lacerta bilineata

Anche questa specie mostra un’ampia distribuzione sull’intero territorio con lacune imputabili a difetti di rilevamento. Considerata specie termofila, in Sicilia frequenta anche ambienti umidi con folta vegetazione, in particolare sul piano collinare e montano.

Natrice dal collare – Natrix natrix sicula

Serpente ben diffuso in tutta l’isola, manca esclusivamente dal comprensorio dell’Etna. Si osserva quasi esclusivamente in luoghi umidi, sia naturali sia artificiali. In generale preferisce i fiumi, nelle aree di foce.

Lucertola campestre – Podarcis sicula

Specie ampiamente distribuita, occupante una grande varietà di ambienti a tutte le quote. Risulta priva di problemi di conservazione; è stata osservata in numerose occasioni ed habitat durante i sopralluoghi nell’area.

Lucertola di Wagler – Podarcis wagneriana

Specie endemica siciliana, la lucertola di Wagler si trova soprattutto alle quote più basse, pur non risultando assente fino ai 1400-1600 m di quota. Frequenta ambienti planiziali e collinari con prati aridi,garighe, aree al margine dei boschi, macchie, giardini e parchi urbani, coltivi e aree antropizzate. Lo status generale della specie sull’isola risulta buono, in quanto diffusa e abbondante.

Geco comune – Tarentola mauritanica

Specie ampiamente diffusa sull’intera isola, con distribuzione soprattutto nelle aree costiero-collinari.

Ittiofauna

All’interno del SIC ITA080002 “Alto Corso del Fiume Irminio” è rilevata la presenza di 6 specie ittiche,delle quali 2 autoctone (anguilla e trota macrostigma) e 4 alloctone per la Sicilia (carpa, rovella, tinca e trota fario). Due specie (trota macrostigma e rovella) sono considerate a rischio dall’Unione Europea e sono pertanto inserite in allegato II della direttiva 92/43/CEE.

Il presente sito comunitario coincide con la Riserva naturale orientata Pino d’Aleppo, che è una riserva naturale della Regione Siciliana, situata nel territorio dei comuni di Vittoria, Ragusa e Comiso in provincia di Ragusa.La Riserva naturale orientata Pino d’Aleppo si estende tra i fiumi Ippari e Dirillo, in territorio di Vittoria,Comiso e Ragusa per circa 3000 ettari tra riserva (zona A) e preriserva (zona B) e comprende la parte estrema del fiume Ippari, nella Piana di Vittoria, al limite sud occidentale dell’altipiano ibleo.

Istituita nel 1990 con il D.A. n. 536/90 dell’Assessorato Territorio e Ambiente della Regione Siciliana la riserva, proprio per la sua posizione, è stata denominata “plaga mesopotamim” cioè terra tra i due fiumi che richiama alla mente la zona mediorientale in cui nacque la civiltà mesopotamica.

Il fiume Ippari scorre per una ventina di chilometri in una valle che anticamente aveva i versanti ricoperti di boschi. Sembra che un tempo fosse navigabile e la sua portata d’acqua molto consistente perché alimentato da tre fonti. La riserva oggi è frammentata in piccole aree interrotte da serre e vigneti. Situata tra il centro abitato di Vittoria e Santa Croce Camerina, la riserva naturale ospita l’ultimo insediamento di Pinus halepensis (Pino d’Aleppo) allo stato spontaneo in Sicilia. Si tratta di una conifera sempreverde con corteccia grigia e fessurata con sfumature rossastre e foglie aghiformi che può raggiungere anche i dieci metri di altezza. Gli esemplari di questa specie spesso presentano portamento contorto per l’azione del vento, la chioma di solito è tondeggiante verso l’alto e di colore pallido, altre volte è variamente suddivisa sui rami e sui tronchi contorti. Nel sottobosco invece, cresce la macchia mediterranea con cespugli di rosmarino, timo e lentisco. La vallata del fiume Ippari ospita anche qualche raro esemplare di Lentisco di Ilatro comune e di Alaterno o qualche esemplare isolato di Terebinto e Corbezzolo. Lungo le sponde del fiume si trova anche una vegetazione ripariale costituita dal Pioppo, dal Salice bianco, dal Salicone e da folti canneti di Arundo donax. Vicino al mare invece, ha trovato il suo habitat naturale la Quercia spinosa, il Ginepro rosso e la Ginestra bianca. All’interno della riserva inoltre, crescono rigogliosi l’Artemisia, la Palma nana, l’Efedra fragile, l’Euforbia, la Calicotome, il Timo, l’Ononide, il Rosmarino, la Spazza forno, l’Erica, la Ferula, la Salsapariglia e varie specie di Orchidee e di Cisti.

La fauna è arricchita dalla presenza di numerosi vertebrati tra cui diversi mammiferi come la Donnola, il Riccio, l’Istrice, il Coniglio, la Lepre, la Volpe, il Topo quercino, il Ratto, l’Arvicola, varie specie di Pipistrello, gatti e cani inselvatichiti. La pineta inoltre, è il luogo ideale per la nidificazione di diversi uccelli come il Cardellino, il Verzellino, il Merlo, l’Upupa, il Colombaccio, la Tortora, la Gazza, la Gallinella d’acqua, la Ballerina gialla e la Ballerina bianca.

Tra i rapaci figurano la Poiana, il Gheppio, il Falco di palude, mentre tra i rapaci notturni sono presenti la Civetta e il Barbagianni. Alcuni stagni sulla costa sono il luogo ideale per la sosta di alcuni uccelli migratori provenienti dall’Africa come il Cavaliere d’Italia,l’Airone cinerino, la Garzetta, il Germano reale, la Marzaiola, la Volpoca, il Piro piro piccolo, il Martin pescatore e il Gruccione.

Tra gli invertebrati figurano numerosi rettili, tra cui numerosi esemplari di ofidi,come il Colubro leopardino. Sono state osservate anche numerose specie di lucertole, ramarri i cui maschi sono riconoscibili per la colorazione verde smeraldo del corpo e azzurro turchese della gola, gongoli e tartarughe, mentre tra gli anfibi sono presenti rane verdi e rospi.

Il fiume sino al secolo scorso brulicava di pesci come le Tinche, le Anguille, la Gambusia tanto utile per combattere la malaria dato che si nutre di larve di zanzare. Presente ancora oggi il granchio di fiume e alcuni insetti come i lepidotteri, i coleotteri, i ditteri e gli ortotteri.

Il sito ricade entro il territorio dei Comuni di Vittoria e Ragusa. I suoli sono prevalentemente sabbiosi ed i substrati geologici sono costituiti da calcareniti, sabbie e marne. Il clima dell’area è termo mediterraneo inferiore secco. E’ uno dei pochi territori siciliani che ospita una varietà di formazioni vegetali del tutto uniche e precisamente:

  • formazioni di scogliera a Crucianella rupestris;
  • formazioni arbustive a Limoniastrum monopetalum;
  • associazioni dominate da Helichrysum conglobatum compactum;
  • formazioni di duna con Ginepro coccolone, Retama raetam e Ephedra fragilis;
  • malcolmietalia con Muscari gussonei.

In mare sono presenti praterie sommerse a Cymodocea nodosa. Analiticamente il sito è suddiviso in vari habitat:

  1. una parte di estensione considerevole e che ricopre la maggior parte dell’area ospita le formazioni di duna con Juniperus oxycedrus macrocarpa, Retama raetam e Ephedra fragilis;
  2. una parte ubicata esattamente a Punta Braccetto formata da scogliera Qui nel tratto iniziale (che è il tratto che va da sud-est a nord-ovest) è presente la formazione detta Asparago- Limoniastretum monopetali Bartolo, Brullo e Marcenò 1982. Spostandosi verso nord-ovest si incontra il Crucianelletum rupestris mentre su sottili strati di sabbia si insediano Triplachne nitens (Guss.) Link, Daucus gingidium,Catapodium pignattii, Orobanche sanguinea, etc.
  3. Sul promontorio del bianco piccolo si incontrano formazioni con Helichrysum conglobatum compactum.
  4. Infine in Contrada Passo Marinaro in corrispondenza della necropoli greca del Rifriscolaro si è alla presenza di Vulpio-Leopoldietum gussonei, annoverante tra le caratteristiche Muscari gussonei, Maresia nana, etc. È qui anche presente l’associazione a Juniperus turbinata e Quercus calliprinos. Sotto cespi di Retama raetam è poi riscontrabile l’endemica Torilis webbii.

Il valore del sito è notevole: la biodiversità comunque la si consideri (in relazione alle specie, alle comunità, alle forme di paesaggio, ecc.) è sempre elevatissima. La fauna invertebrata annovera numerose specie endemiche strettamente legate agli ambienti dunali e retrodunali e talora localizzati in poche stazioni della Sicilia meridionale.

L’importanza del sito è enfatizzata dalla rarità con cui oggi si riscontrano aree di questo tipo lungo il litorale meridionale siciliano, queste ultime sono infatti pressoché scomparse a seguito di urbanizzazioni incontrollate. Ciò che rimane andrebbe quindi attentamente e scrupolosamente tutelato per conservare,almeno in parte, biocenosi e habitat ormai rari ed in via di scomparsa.

Per quanto riguarda l’art.142 nel SIC ITA080004 “Punta Braccetto-Contrada Cammarana” è da segnalare la presenza in località Torre di mezzo della Torre Vigliena, di cui oggi resistono solamente alcuni resti. Le sue origini non sono recenti, fu costruita intorno al 1600, e serviva per controllare i due golfi laterali. Era un avamposto militare con notevoli armamenti e con un presidio fisso di 4 soldati. Oltre all’azione erosiva del tempo, contribuì alla sua distruzione lo sbarco alleato durante la seconda guerra mondiale.

Il SIC è esteso 1,27 Ha e si compone della sola isola, ubicata di fronte al litorale dei Santa Maria del Focallo ed appartenente al Comune di Ispica. L’isolotto disabitato, costituito da tre scogli, è lungo 150 ml. e largo 125 ml. Lo scoglio più grande ha una dimensione di poco più di cento metri per lato e si presenta con una superficie di arenaria calcarea piatta e compatta a Limonietum dominata da Limoniastrum monopetalum. Forte appare la presenza di Limonium sinuatum, specie molto rara presente in Italia solo lungo le coste della Sicilia meridionale. Non appare più presente Muscari gussonei.

Nonostante l’assenza di Muscari gussonei il sito “Isola dei Porri” appare di buon valore ambientale, in quanto raro caso di area non sottoposta a disturbo antropico. Vista la modesta dimensione, la vegetazione è scarsa e, a parte le suddette specie, l’unica forma vegetale presente è costituita dal porro (Allium ampeloprasum) da dove ha assunto la denominazione attuale.

All’origine pare che l’Isola fosse collegata alla terra ferma e che per via delle correnti, delle maree e dei movimenti sismici, sia andata distaccandosi dalla costa e da rimpicciolirsi sempre di più. E’ particolarmente adatta per la pratica di escursioni subacquee.
Nel periodo invernale è utilizzato dal Cormorano Phalacrocorax carbo come dormitorio, interessato prevalentemente dalla vegetazione alofila rupicola.

Il clima dell’area è termomediterraneo inferiore secco inferiore, tuttavia piuttosto umidificato dalle brezze e dall’intensa evaporazione del mezzo liquido circostante.

Il SIC Cava Randello – Passo Marinaro (codice ITA080006) comprende un’area di circa 497 Ha, ricadente sul territorio del comune di Ragusa ed include al suo interno la Riserva Naturale Integrale “Cava Randello”, istituita all’interno del Piano Regionale Parchi e Riserve, approvato con D.A. n. 970 del10/06/1991 dell’Assessorato Territorio e Ambiente della Regione Siciliana, ma ancora non affidata ad alcun ente gestore.

Cartografia Riserva Naturale integrale “Cava Randello”

Il sito è situato a sud-est della riserva del pino d’Aleppo (e per il 3% la ingloba) e si sviluppa lungo la vallata e le aree prospicienti di Cava Randello, costituita da un ampio fondovalle su cui scorre il torrente Rifriscolaro, a cui fanno capo una rete di canali che hanno reso l’area coltivabile. Il Sito è di forte valore geobotanico in quanto ricco di aspetti vegetazionali molto rari e, quindi, difficilmente rintracciabili altrove; lo stesso presenta, infatti, una ricchissima varietà di nicchie ecologiche ospitanti una grande quantità di specie rare e endemiche. I bordi della cava sono popolati da lentischi, cisti, lecci olivastri, mirti, piante aromatiche, esedra, amilacea palma nana, scille, orchidee, e ofridi in genere. Inoltre vi sono piante introdotte dall’uomo quali carrubo ed eucalipto. Fa parte del sito anche “Passo Marinaro” che si trova lungo la costa a falesia, situata tra due ampie spiagge semilunari; lungo la parte alta della falesia si trova l’erba cristallina, caratterizzata da luminose gocce di acqua e da fiori di mesembriantemo.

Veduta aerea di Passo Marinaro

Il substrato pedologico è costituito da terre rosse lungo i pianori della cava , da marne calcarenitico- sabbiose lungo i versanti e da terreni alluvionali sul fondo valle. E’, comunque, un’area ad elevata vulnerabilità per il pericolo di incendi. Da un punto di vista archeologico il sito ricade interamente nel parco archeologico di Camarina all’interno del quale sorgono alcune necropoli (V – II sec. a.c.). Tra queste risalta, sicuramente, la necropoli classica o meridionale, che era la necropoli del ceto abbiente kamarinese. E’ situata oltre il fiume Oanis su una collinetta sabbiosa.

Necropoli di Passo Marinaro

Attraversato il cancello d’ingresso, dopo circa quattrocento metri s’incontrano due tymboi (particolari monumenti funerari di forma poligonale in blocchi di arenaria che custodivano due sarcofagi).
La necropoli classica doveva presentarsi cosparsa di cippi, stele ed edicole funerarie. Da questa necropoli proviene un numero rilevante di defixiones (testi antichi di contenuto magico). Bisogna, inoltre, segnalare la presenza della Villa Monumentale “Fattoria Randello” e del rudere del mulino “Passo di Scicli”.

La Spiaggia di Maganuco fa parte del territorio di Modica e si trova a Punta Raganzino, nei pressi della zona portuale di Pozzallo, è situata in una baia, bagnata da un mare limpido e azzurro con un fondale sabbioso che degrada dolcemente verso il largo. La spiaggia è ampia (lunga 800 ml e larga 100) e sabbiosa e delimitata da dune e da una fascia di vegetazione spontanea. Legambiente e Touring Club Italiano l’hanno annoverata tra le spiagge più belle d’Italia ed inserita nella “Guida Blu 2014”.

Il sito è ampio 168 Ha. I suoli sono sabbiosi e limosi (in corrispondenza dei pantani retrodunali). Presenti anche mosaici di suoli bruni e terre rosse mediterranee. I substrati sono calcareniti, marne e sabbie. Il clima è termomediterraneo secco secondo la terminologia di Rivas Martinez. L’area è di notevole interesse biogeografico, in quanto è tra i casi di habitat litoranei portanti formazioni psammofile ed alofile (nelle depressioni retrodunali). La sua importanza è legata alla estrema rarità con la quale è possibile riscontrare ambienti similari in buone condizioni di naturalità lungo la fascia costiera della Sicilia meridionale. È caratterizzato da un interessante avifauna sia stanziale che migratrice e da fauna invertebrata legata ad ambienti costieri dunali e retrodunali. Dal punto di vista floristico e vegetazionale il sito ha un buon valore naturalistico. Per ciò che concerne la vegetazione nelle cinture semiumide delle depressioni retrodunali è rilevante la presenza di Sarcocornia perennis, Sarcocornia fruticosa, Halimioneportulacoides, Arthrocnemum macrostachyum.

Nelle depressioni umide d’inverno e asciutte d’estate si rilevano associazioni di Limonio- Juncetum acuti, Imperato-Juncetum tommasinii e Schoeno-Plantaginetum crassifoliae, caratterizzate nel loro insieme da Juncus maritimus, Hordeum maritimum, Juncus acutus, Plantago crassifolia, Centaurium spicatum, Schoenoplectus littoralis, Arthrocnemum macrostachyum, Imperata cylindrica.

Sulle dune mobili è facile trovare specie quali:

Elymus    farctus,    Sporobolus    virginicus    Kunth, Launae aresedifolia, Eryngium maritimum, Euphorbia paralias, Echinophora spinosa, Ammophila arenaria subsp. australis., Cakile maritima, Atriplex tornabeni, Salsola kali subsp. kali, Salsola kali subsp. tragus, Glaucium flavum, Polygonum maritimum, Euphorbia paralias. Sulle dune fisse, ovvero quelle che si sviluppano sul versante interno delle dune mobili, aventi sabbie più stabili e compatte ben si sviluppano: Ammophila arenaria subsp. australis, Launaea resedifolia, Echinophora spinosa, Medicago marina, Scolymus hispanicus, Euphorbia paralias.

Il sito ricade nel territorio del comune di Modica. I suoli sono rendzinici, misti (rendzinico-sabbioso argillosi), sabbiosi e limosi. I substrati sono calcareniti, acciottolati da trasporto alluviale, sabbie. Il clima del sito è termomediterraneo secco. Sito già di notevole interesse biogeografico, ma che per essere stato assediato e penetrato dall’incalzante antropizzazione, ha recentemente quasi del tutto perduto, sia in senso qualificativo che quantitativo, gli elementi caratteristici della sua vegetazione psammofila e degli ambienti salmastri.

Gli ambienti alofili retrodunali già di grande interesse naturalistico sono stati degradati dall’immissione di acqua dolce proveniente da insediamenti abitativi finalizzati alla ricreazione e alla balneazione. Qui però ha amplificato la sua presenza la rarissima Erianthus ravennae. Il sito si compone di tre parti ecologicamente ben distinte: le scogliere calcaree, le spiagge con relative formazioni dunali e lo stagno retrodunale. Sulle scogliere sono presenti popolazioni di Limonium hyblaeum, Limonium virgatum e con straordinaria abbondanza di Limonium sinuatum.

Altre specie qui presenti sono Thymelaea hirsuta, Helichrysum conglobatum var. compactum (caratteristiche del Thymelaeo-Helichrysetm siculi), Plantago macrorhiza, Lotus cytisoides, Reichardia picroides var. maritima.

Nelle depressioni umide d’inverno e asciutte d’estate si rilevano associazioni di Juncus maritimus, Hordeum maritimum, Juncus acutus, Plantago crassifolia, Centaurium spicatum, Schoenoplectus littoralis, Arthrocnemum macrostachyum, Imperata cilindrica.

Cava Ispica è una vallata fluviale che per 13km incide l’altopiano ibleo, tra le città di Modica e Ispica.Varie fratture, talune trasversali, altre quasi parallele, di origine tettonica, contornano la cava principale e testimoniano la travaglia storia sismica dell’avampaese Ibleo.Il fondo stesso della valle è una faglia di sprofondamento e numerosissime piccole faglie sono riscontrabili lungo le frastagliate pareti che la sovrastano. Il corso d’acqua che, in antico, rendeva fertile e ricca di coltivazioni il fondovalle, ai giorni nostri mostra un regime torrentizio e si presenta completamente asciutto per circa 11 mesi l’anno. La vallata, immersa nella tipica vegetazione della macchia mediterranea, custodisce necropoli preistoriche, catacombe cristiane, oratori rupestri, eremi monastici e nuclei abitativi di tipologia varia. Abitata fin dalla preistoria (neolitico), la cava, per la sua particolare conformazione, si presentava, agli abitatori, come un ottimo rifugio per difendersi dai nemici e per riparasi dagli agenti atmosferici. I più antichi abituri e le necropoli che costellano le pareti calcaree della cava risalgono a ben oltre 2000anni A.C.; la valle fu sempre abitata ed intensamente coltivata fino all’epoca bizantina ed al periodo medievale, e continuò ad esserlo, in misura minore, fino ai secoli scorsi. Il terremoto del 1693 danneggiò molti di questi insediamenti rupestri che furono quasi del tutto abbandonati. I maggiori insediamenti abitativi con chiese rupestri e necropoli di varie età sono situate sul lato nord, ma anche il lato sud con il magnifico PARCO DELLA FORZA mostra notevoli ed interessanti testimonianze della presenza umana fino a tempi relativamente recenti.

Parco della Forza o Cava Fortilium

La parte centrale è la meno conosciuta, anche perché non di semplice accesso, ma presenta numerosi ed interessanti gruppi di tombe del periodo Siculo, costruzioni rupestri e complessi abitativi di varie epoche. I più importanti insediamenti rupestri sono:

  • IL CONVENTO: grandiosa costruzione rupestre del periodo paleocristiano crollata, in parte, a causa del terremoto del 1693 che presenta vari ambienti intercomunicanti. Fu abitato da una comunità di religiosi, che ampliò i precedenti ambienti di epoca

“Il nome è dovuto all’esistenza di tracce di architettura chiesastica e di un sacello dedicato al culto di S. Alessandra, le cui pareti sono decorate da certi dipinti oggi quasi del tutto scomparsi ed abbellite da varie incrostazioni stalattitiche”.

Il “Convento” è composto da 5 livelli sovrapposti di grotte, tutti collegati da scalette scavate nella roccia. Il piano rialzato è formato da un solo grande ambiente di forma irregolare in cui si aprono una nicchia nel lato sinistro e due cellette di fronte: potrebbe essere stato un luogo di riunione della comunità cenobitica. Il primo piano è articolato lungo un corridoio esterno sul quale si aprono alcune cellette di varia forma,che sembrano caratteristiche di un convento o monastero. Il secondo piano è disposto attorno a un camerone centrale, che presenta nel lato destro tre cavità rotonde simili a quelle della Spezieria: poteva servire come oratorio.

  • LA GROTTA DELLA ROGNA, situata accanto al convento composta da due vani comunicanti. Uno dei due ambienti è caratterizzato da una larga buca nel pavimento, su cui si raccoglie dell’acqua, che defluisce poi all’esterno tramite una cabaletta scavata nella roccia. Tale grotta è stata frequentata fino a tempi recenti, per la credenza che l’acqua che conterrebbe zolfo, possa curare la In realtà non c’è alcuna sorgente e l’acqua filtra attraverso il calcare gocciolando dall’alto, come avviene nelle cavità carsiche stalattitiche; né c’è odore e traccia di zolfo.
  • Il sacello rupestre di Alessandra.
  • LE GROTTE DELLA CAPRARIA: complesso abitativo rupestre, in gran parte crollato, con una serie di grotte disposte a più piani.
  • IL CASTELLO: complesso abitativo, di grandi dimensioni (1500 mq.), composto da 4-5 piani di grotte, tutte scavate nella roccia, risalente al periodo Sicano ed abitato fino al 1960. Numerose tombe a forno del periodo Siculo fiancheggiano il castello.

Da un punto di vista ambientale e naturalistico, il particolare microclima della stretta e ben riparata valle favorisce un anticipo di primavera ed è possibile riscontrare già nei mesi più freddi (fine gennaio e mese di febbraio) un’ anticipata e magnifica fioritura dell’Erica arborea che, insieme all’Euforbia arborea, ricopre le precipiti sponde della cava.

Al riparo della vegetazione arborea anche l’asparago riesce a sopravvivere ai geli invernali. Fra le principali specie vegetali che si possono incontrare segnaliamo, oltre alle già citate erica ed euforbia,il Lentisco, l’Alaterno, il Terebinto, la Palma nana, l’Edera che mostra uno sviluppo talora impressionante avviluppandosi su tronchi e pareti di roccia, la Ruta, il Timo, lo Smilace, rampicante spinoso dalle bacche rosse ed infine le specie arboree residuali delle antiche coltivazioni valline (palme, carrubi, olivi, agrumi,melograni,noci,etc.).La fauna che popola la cava annovera varie specie di rapaci oltre che di colombe e di tortore, che trovano rifugio e nidificano nelle anfrattuosità delle scoscese pareti valline, e non è raro, in questo periodo,attraverso la fitta vegetazione, essere sorpresi da un repentino battito di ali di quaglie svernanti che, dal suolo si alzano in rapido volo.

Il suddetto sito è composto al 100% dall’ area marina antistante il sito comunitario “Foce del Fiume Irminio”.La foce del fiume Irminio, come dettagliato in precedenza, si colloca lungo il litorale sabbioso compreso tra Marina di Ragusa e Donnalucata, caratterizzato da un magnifico sistema dunale e retrodunale. L’area marina antistante la foce ospita un Posidonieto (prati di Posidonia oceanica), ben strutturato sia nelle componenti dello strato elevato che del sottostrato, che si estende fino a Donnalucata.Sporadicamente sono presenti anche ciuffi sparsi di Cymodocea nodosa.

La fauna ittica comprende poche specie costantemente minacciate di estinzione per l’alterazione dell’habitat e l’inquinamento delle acque. Tra i pesci che si rinvengono alcuni appartengono a specie autoctone altri a specie alloctone. Del primo gruppo fanno parte l’anguilla (Anguilla anguilla), il cagnetto fluviale (Salaria fluviatilis) e la trota macrostigma (Salmo trutta macrostigma). Al secondo, invece, appartengono la tinca (Tinca tinca), la carpa (Cyprinus carpio), la trota iridea (Oncorhynchus mykiss).

Tale sito di interesse comunitario è situato nella punta meridionale della Sicilia ed occupa una superficie di circa 1.385,03ha. È costituita da tre aree distinte e ricade sui territori dei comuni di Ispica, in provincia di Ragusa, e Noto e Pachino in provincia di Siracusa.Fanno parte del sito i seguenti pantani:

AREA PANTANO PROVINCIA
 

 

Ovest

Pantano Bruno Ragusa
Pantano Gorgo Salato
Pantano Longarini Ragusa e Siracusa
Pantano Cuba  

 

 

Siracusa

 

Centro

Pantano Auruca
Pantano Baronello
Pantano Ponterio
Est Pantano Morghella

Tra le piante tipiche dei Pantani della Sicilia sud-orientale sono presenti diverse specie palustri estremamente specializzate, che si distribuiscono spazialmente secondo gradienti di umidità, salinità e natura del suolo come Arthrocnemum macrostachyum, Sarcocornia alpinii, Halimione portulacoides, Limbarda crithmoides, Juncus acutus e Juncus subulatus.

La vegetazione acquatica sommersa delle lagune salmastre è caratterizzata da alcune idrofite, alofile o subalofile che organizzano diverse fitocenosi, anche in questo caso, in relazione alla salinità delle acque,alla natura dei fondali ed alla durata di permanenza delle acque. Le lagune più o meno profonde, con fondali melmosi sono popolate da comunità sommerse a dominanza di Ruppia maritima, che talvolta si accompagna ad alghe verdi fra cui Enteromorpha intestinalis. Tale fitocenosi è abbastanza frequente nei pantani, favorita soprattutto da acque ricche in nitrati provenienti dalle coltivazioni circostanti.

Nei pantani salmastri con acque poco profonde , normalmente soggetti a disseccamento estivo, la Ruppia maritimas è sostituita dalla Ruppia spiralis, la quale forma una vegetazione monofitica decisamente più termofila rispetto alla precedente. Nei pantani con fondali poco profondi e substrati prevalentemente sabbiosi si localizza la comunità a Lamprothamnium papulosum.Nei pantani più interni con acque profonde è presente la comunità, spesso monofitica, a dominanza di Potamogeton pectinatus. Essa si insedia in acque debolmente salmastre, profonde fino a 2m e persistenti in estate, su fondali melmoso-limosi. La vegetazione sommersa dei pantani fa parte dell’habitat della direttiva CEE 43/92:1150 “Lagune costiere”, un habitat considerato prioritario, fondamentalmente per il mantenimento delle comunità di uccelli che vi stazionano durante le loro migrazioni. Per ciò che concerne il popolamento animale tra i macroinvertebrati acquatici sono state riconosciute 9specie appartenenti ai cladoceri (Moina salina), ai copepodi (Arctodiaptomus salinus, Enhydrosoma bucholtzi e Diacyclops crassicaudis), agli anostraci (Phallocryptus sp.), ai bivalvi (Cerastoderma glaucume Abra ovata) e agli anfipodi (Gammarus aequicauda).

Per i pantani di Marzamemi, Morghella, Longarini e Cuba vengono segnalati i pesci Atherina boyeri (latterino) e i mugilidi Liza ramado (cefalo calamita), Liza saliens (cefalo musino) e Mugil cephalus (cefalo/muggine), tutte specie che ritrovano anche in mare e che colonizzano i pantani. Per quanto riguarda gli anfibi, sono segnalate specie comunemente legate all’ambiente acquatico,specialmente nelle forme larvali, come il Bufo bufo spinosus, Discoglossus pictus e Rana lessonae, mentre per i rettili si conoscono le specie Emys trinacris e Natrix natrix ambedue, specialmente la prima, legate all’ambiente acquatico per motivi trofici.

Tra la fauna dei pantani la componente di maggior rilievo è sicuramente rappresentata dagli uccelli. Un ricco elenco di specie caratterizza il complesso dei pantani e tra queste ne compaiono molte di particolare bellezza e di grande valore conservazioni stico, trattandosi di specie rare in Italia ed in Europa.La maggior parte di esse sono specie esclusivamente legate agli ambienti umidi, la parte restante sono specie legate ad ambienti terrestri ma che in certi periodi dell’anno possono frequentare gli ambienti umidi. Il numero di specie segnalate è superiore a 250. Le specie osservate non sono tutte contemporaneamente presenti ma si avvicendano nel corso dell’anno, molte sono presenti solo pochi mesi o anche pochi giorni,

mentre una piccola parte è sedentaria e rimane tutto l’anno. L’estremità della Sicilia Sud-orientale rappresenta un vero e proprio luogo di confine tra Europa ed Africa.

Gli uccelli in partenza dal continente europeo, diretti in Africa, trovano possibilità di sosta e riposo nei pantani, prima di attraversare il mar Mediterraneo e viceversa. L’area di provenienza di questi uccelli è principalmente riconducibile alla regione balcanica ed al Mar Nero, ma sono documentati flussi anche dai Paesi dell’Est e dalla penisola Scandinava. In inverno i pantani solitamente si presentano colmi d’acqua ed ospitano un numero più elevato di specie e individui. Le specie principali che si incontrano sono le anatre e le folaghe. La Folaga è la specie numericamente più abbondante. Tra le anatre le più comuni sono il Mestolone, il Germano reale, il Fischione, il Codone e l’Alzavola. Nelle acque più profonde sono invece presenti le anatre tuffatrici, cioè Moriglione, Moretta e Moretta tabaccata. Quest’ultima in particolare è una specie estremamente rara in Italia ed in Europa.

Un’altra anatra eccezionalmente rara, regolarmente segnalata negli ultimi anni nei pantani è l’Anatra marmorizzata. Tra le altre specie che si osservano nel periodo invernale numerosi sono gli aironi cenerini, le garzette egli aironi bianchi maggiori.

Tra i grandi trampolieri si registra la presenza, oramai stabile del Fenicottero; in passato molto raro e di comparsa occasionale in Sicilia, a partire dagli anni “80 è divenuto più frequente nei pantani grazie all’istituzione dell’area protetta. I periodi in cui si concentrano i passaggi di moltissime specie di uccelli sono sicuramente la primavera e l’autunno. Le specie più grandi sono il Cavaliere d’Italia e l’Avocetta a cui si associano, nelle acque più basse la Pantana, la Pettegola ed il Totano Moro mentre di taglie inferiori sono il Piovanello ed il Piovanello pancianera. Nei pantani semi asciutti si trovano, invece, il Gambecchio ed il Fratino.

A nord di Rosolini, percorrendo la S.P. 66 Timparossa – Cozzo Cisterna, si arriva presso la Contrada Mezzargento in cui, dopo un tornante vi è una traversa sterrata che conduce ai resti di un caseggiato agricolo noto come “La Torre” (forse davvero un’antica torre di avvistamento). A poca distanza verso nord vi è la cosiddetta Cava Palombieri (nota anche come Cava Candelaro nel suo tratto finale) sotto cui scorre il Torrente Scalarangio (piccolo corso d’acqua che alimenta il Torrente Stafenna, affluente del Fiume Tellaro), che lambisce anche la limitrofa area archeologica situata nel territorio comunale di Noto, avente una Catacomba di epoca ebraica (vedete il link sul territorio ibleo di Noto nella sezione di questo sito riguardante la città netina). Presso questa cava vi è la zona nota come Gisira Grande in cui vi sono i resti di una interessante Necropoli neolitico – sicula (con rifacimenti bizantini) di tipo rupestre – terraneo avente delle tombe a forno, ad arcosolio (di fattura paleocristiana) e vi è anche la presenza di un colombario rupestre con nicchie sepolcrali interne. In tutto vi sono una decina di sepolcri (di cui ne sono rimasti intatti solo in pochi). Questa necropoli, assieme a quella limitrofa di tipo ebraico posta nel versante netino, forma uno dei più importanti siti archeologici di tipo funerario della Sicilia meridionale. In questa zona posta tra i territori di Rosolini, Noto e Modica vi sono anche altre rovine tra cui quella di un’antica cava di pietre ma anche resti di antiche carraie e di edifici rurali.

Tale sito è soprattutto rappresentato dal torrente “Tellesimo”, fiume a carattere torrentizio della Sicilia sud-orientale. Nasce in Contrada Bellocozzo nella Cava dei Servi o Cava del Tellesimo, sui Monti Iblei in provincia di Ragusa. Il fiume, con la sua azione erosiva, nei secoli ha creato questo canyon lungo e stretto con un andamento tortuoso e pareti a strapiombo e presenza di conche e marmitte. Cava dei Servi, ove scorre come anzidetto il fiume Tellesimo, è una cava dalla conformazione geologica piuttosto varia, costituita da un’alternanza di biocalcareniti cementate a macroforaminiferi di colore bianco grigiastro, in banchi ad andamento irregolare dello spessore compreso tra 50 cm. e 2-3 metri, e di calcareniti marnose bianco crema scarsamente consolidate, che costituiscono il membro Irminio della formazione Ragusa, vale a dire il membro superiore in cui tale formazione è divisa. Si chiama Cava dei Servi perché si racconta che in passato venissero i Servi di Dio. Nella parte iniziale, la Cava dei Servi (di Dio), diventata Parco forestale, si presenta ampia e di facile accesso. Lungo la cava il torrente Tellesimo forma, ad un certo punto del suo corso, il Gorgo della campana, un laghetto a forma circolare. Questo torrente è uno dei più singolari della zona iblea: il letto lungo cui scorre il Tellesimo ha pareti a strapiombo traforate da parecchie grotte e nella parte terminale diventa stretto e tortuoso conservando, grazie alla sua impervietà, un ecosistema ancora integro. Da ammirare anche le zone note come “Scala Vacca” e “Scala dei Giganti”. Si tratta di due sentieri scavati nella roccia molto probabilmente dai Bizantini che collegano l’altopiano e alcune caverne al fiume. Questa area, poco lontana dal massiccio di Monte Lauro, ha suscitato interesse sin dall’età del rame perché, come tutta la regione iblea, garantiva ottime opportunità commerciali grazie all’estrazione della selce. Nella parte soprastante gli strapiombi, lungo uno dei corsi meno tortuosi della Cava e pochi metri più in alto dell’unica strada che conduce in fondo alla gola, si può ammirare un dolmen semicircolare costituito da lastre rettangolari infisse nel terreno sulle quali se ne dispongono altre tre, inclinate quanto basta per ridurre la superficie di copertura e modellare una falsa cupola. Al di sotto di una grande piastra rovesciata sul terreno (che era il soffitto del monumento, rovinato al suolo a causa del progressivo scivolamento della struttura), sono stati ritrovati frammenti umani (denti e ossa appartenenti a più individui), nonché qualche coccio di ceramica risalente al periodo Castellucciano (nome con il quale si identifica l’età del bronzo antico siciliano). I resti umani hanno confermato la natura sepolcrale del manufatto, mentre il ritrovamento dei pochi cocci ceramici ha così consentito di datare il dolmen alla prima fase isolana del bronzo (2200-1600 a.C.). La località, quindi, oltre a essere sede di una necropoli a grotticelle artificiali risalenti all’inizio del II millennio a.C., accoglie anche un cimitero dolmenico con architetture funerarie che ricordano strutture già presenti in una vasta area del Mediterraneo (Spagna, Sardegna, Puglia, Malta).

Dal punto di vista naturalistico e ambientale la Cava dei Servi è una delle zone più incontaminate dei Monti Iblei, in cui l’ambiente umido creato dal corso del Fiume Tellesimo ha reso possibile lo sviluppo di un particolare ecosistema formato da una vasta macchia mediterranea di tipo montano e popolata da numerose specie animali. Questo fiume forma inoltre numerose cascatelle, marmitte e piccoli laghetti simili agli “Urvi” della Cava Grande del Cassibile e localmente noti col nome di “Urve”, dotati di una certa profondità a seconda dei detriti calcarei che il fiume normalmente porta con se; i più noti sono l’Urva Scala Vacca (nei cui pressi è situata l’omonima scala appena citata), l’Urva Campana (il più grande formato da un sistema di cascate e marmitte), l’Urvu Niuru (un inghiottitoio sotterraneo piuttosto profondo posto presso un laghetto formato dal fiume) ubicato presso la zona di Margione, l’Urvu Torru e il limitrofo Urvu Mulino (presso cui sorgono le rovine di un antico mulino ad acqua noto come Mulino Bancali) situati nella parte settentrionale della cava.

La limpidezza delle acque del Tellesimo (fino ad ora il corso d’acqua meno inquinato della Provincia di Siracusa) ha reso possibile la più alta concentrazione di fauna ittica degli Iblei, con la presenza di numerosi esemplari di Trote (tra cui l’autoctona Trota Macrostigma dalle visibili macchie nere), Tinche, Carpe, Anguille, Pesci Pietra, Gamberi e Granchi di Fiume. Non meno importante è la presenza di numerose specie anfibie (come rane e rospi), di rettili (su tutti le bisce acquatiche e i rarissimi Colubri), di volatili (tra cui numerosi rapaci come il Gufo) e di mammiferi (volpi, donnole, topi su tutti). Dal punto di vista floreale la Cava dei Servi, che come sappiamo possiede una rigogliosa e intatta macchia mediterranea, ospita numerose specie erbacee e arboree tra cui si annoverano carrubi selvatici, olivastri, corbezzoli, ligustri e fichi selvatici. E’ possibile anche trovare numerose piante aromatiche come timo, nepitella, mentuccia, origano o altre specie autoctone tipiche dell’area mediterranea come la palma nana, il teucrio e le orchidee del genere Ophrys.

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